Archeologia
Punici e Romani
Le tracce di antichi conquistatori
Le età punica e romana
a cura di Alessandra Saba
Non si rilevano interruzioni di vita e abbandoni negli insediamenti isilesi al passaggio dall’età preistorica-protostorica a quella storica, anzi, gli abitati si accrescono di numero diffondendosi capillarmente e sviluppando al massimo le potenzialità economiche del territorio quali l’agricoltura, la pastorizia e l’estrazione mineraria insieme alle attività artigianali che danno vita a botteghe di scalpellini, scultori, ceramisti, metallurghi e tessitori.
Pertanto, la conca di Isili si rivela anche in questi secoli, oltre che un proficuo bacino agro-mineraio, anche un importantissimo snodo viario altamente strategico sia per le politiche di controllo e difesa del territorio che per i traffici commerciali.
L’ETA’ PUNICA
A partire del VI sec. a.C., la politica espansionistica di Cartagine portò lentamente ma inesorabilmente l’Isola a diventare dominio punico. I presidi militari, che col tempo si trasformarono in abitati stabili, vennero insediati nei principali capisaldi territoriali che furono in precedenza nuragici.
E’ dunque ricorrente trovare tracce degli abitati e delle necropoli puniche presso i nuraghi o nelle loro vicinanze. Così, infatti, testimoniano le strutture abitative individuate a nuraghe Longu, a Castèddu Pigas e a Villa Carlotta. In particolare, i primi due siti si ubicano nella piana ai piedi occidentali del Gùzzini dove, in località Ovile Baràcci è documentato un presidio militare che controllava dall’alto della sua posizione una delle più importanti vie di penetrazione alle Barbagie.
A tale fortino e alle strutture abitative di Longu e Castèddu Pigas si relazionava, probabilmente, la necropoli con rituale a cremazione scoperta in località Baràcci inferiore da dove provengono importanti reperti punici databili al IV-III sec. a.C.
L’ETA’ ROMANA
Ripostigli di monete, fibule in bronzo, ceramiche, macine, urne, bacili, lucerne, strumenti per fusione e metalli attestano nel territorio di Isili per la fase storica compresa tra il III a.C. ed il V d.C. un’ininterrotta continuità di vita.
Si conoscono attualmente circa venti siti, la maggior parte di essi sono ubicati lungo le vie secondarie di collegamento alla Caralis Ulbiam per mediterranea, la strada che in età romana collegava Cagliari ad Olbia attraversando centralmente la Sardegna. Dislocati, ancora una volta, nelle vicinanze dei nuraghi o ad essi sovrapposti con evidente spoglio e riutilizzo di materiali costruttivi prelevati dagli edifici più antichi, i villaggi più modesti sono quelli di Is Paras, Cracàxi, Sa Musèra, Crastu, Funtana Cavallri e Nurràsi, mentre si mostrano decisamente più estesi quelli di Bidda Bèccia, Longu, Atzìnnara e Baràcci inferiore.
Sono documentati anche due edifici termali, dei quali però non resta più alcuna traccia, si tratta di quelli di Bìngius e Brangixa, dove erano presenti ambienti mosaicati a tessere policrome di stile geometrico.
Con l’età romana prende forma l’assetto viario; oltre alla Caralis Ulbiam, si realizzano numerose strade compendiarie delle quali sono noti lacerti di basolato nelle località di Bau sa Figu, Su Perdòsu, Fàdali e Ruìna Maiòri.
In un’area ricca di fiumi come l’isilese non potevano poi mancare i ponti, tra essi, risalgono probabilmente all’epoca romana quello sul Rio San Sebastiano, distrutto da una piena nel 1923, e quello di Settìlixi sul Rio Sìlixi, mentre quello trifornice a schiena d’asino di Brabacièra è forse frutto di un rifacimento di età medioevale su un impianto di epoca romana.
L’architettura funeraria documenta necropoli di vario tipo, dai semplici sepolcreti con tombe a fossa (Cracxi, Is Cannànis de Funtana Pardu, Pilinus) a quelle caratterizzate da sepolture a cassone e cista litica, le ultime due sia ad inumazione che ad incinerazione. A Is Cannànis de Funtana Pardu, nelle vicinanze di nuraghe Longu, si rinvenne una sepoltura a fossa contenente due scheletri, uno di individuo adulto e l’altro di un giovane, ai quali si accompagnavano due fibule bronzee.
Tombe a cassone litico sono documentate a Brangixa e Coepùtzu, mentre nei pressi del nuraghe Chistingiònis si hanno ciste ad incinerazione. La più grande necropoli è comunque quella di Bidda Bèccia dove sono stati rinvenuti numerosi cippi funerari a casetta taluni dei quali anche iscritti.